mercoledì 22 giugno 2011

"Poco dopo la morte di Rabbi di Kobryn, il vecchio di Kotzk, Rabbi Mendel, chiese ad uno dei suoi discepoli: "per il vostro Maestro quale era la cosa più importante?". "Ciò di cui si occupava proprio in quel momento" rispose il discepolo".


Anche nella vita di Buddha è espresso spesso questo concetto. Un giorno qualcuno gli chiese "Quale pratica seguite tu e i tuoi monaci?". Il Buddha rispose "Noi ci sediamo, noi camminiamo, noi mangiamo". La persona rimase stupita e obiettò: "Tutti si siedono, camminano e mangiano". "Si, - rispose il Buddha - ma noi quando siamo seduti, sappiamo di essere seduti, quando camminiamo, siamo consapevoli di camminare, quando mangiamo, sappiamo di mangiare". 



STRADE


Inutile chiedersi dove
potevano portare altre strade,
dato che portavano altrove;
poiché è solo qui e ora
la mia vera destinazione.
È dolce il fiume nella tenera sera
e tutti i passi della mia vita mi hanno
portata a casa.

 Ruth Bidgood

(da Impronte: poesia gallese contemporanea, Mobydick, 2007)

                                                                                                                                             
                                                                                                                                                                       

Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (…) tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio” (Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, pp. 169-170).  


(E.Hillesum, foto tratta da Internet)


Tutto qui ora (quasi un'ode)

Vivo, tutto qui ora, sereno e grato.
E ridiamo, io mia moglie e mio figlio.

Ci amiamo, ci sentiamo amati e mentre viviamo,
tutto qui ora, nella semplicità delle cose, Dio ride con noi. 
(DDV)









.
 

Nessun commento:

Posta un commento