Arduo riaversi dalla sconcerto provocato dalla vicenda dei “corvi”. Ancora più arduo trovare
la voglia di dire ancora qualcosa, quando (pare) sia già stato detto tutto e il suo contrario. Si rimane comunque in attesa di ulteriori sviluppi. Non so se auspicarlo o temerlo.
Ma e se si cominciasse a rimarcare una oggettiva e incontrovertibile realta? quale? bè tanto per cominciare che il Vaticano non è la chiesa; è uno stato, punto. Con tanto di funzionari, dignitari, corrotti, corruttori e corvi, cornacchie e quant'altro. (bisogna sempre distinguere e a livelli via via superiori, unire se del caso).
Poi che la chiesa non è Gesù Cristo. Punto.
Inoltre che la chiesa non coincide con la fede. Ancora punto.
E poi che la chiesa è sempre da riformare.
Occorre coraggio, un pò di fiducia (fede) in quello che è l'oggetto (il senso, la direzione, l'anima, il motivo del suo stesso esistere e permanere: la fede nel Signore) e osare a prendere di nuovo il largo.
Senza protezioni; senza banche, poteri, maggiordomi, lecchini e baciapile d'ogni risma.
La fotografia di una chiesa (di una gerarchia abbarbicata ai poteri e tutta presa da intrighi di palazzo, che si crogiola tra la finanza e le botteghe di partito) che si specchia in un'epoca, in un contesto sociale smarrito e perso, sempre più lontana, persino anacronistica e incapace di esprimere parole coniugate ad un agire coerentemente pregnante, non può che offendere e scandalizzare. Certo ciò può sollecitare a riscoprire la nostalgia della purezza, della bellezza; può riaccendere in semplicità il desiderio di Dio. Ma a quale prezzo?
Fino al punto di non sentire la mancanza di una tale Chiesa? Fino ad auspicare e pregare incessantemente perchè si ritorni ad una riforma "in capite et in membris"? Fino a pensare di poter vivere una vita di fede a prescindere dalla chiesa? Come se essa non ci fosse? (lo ammetto e senza compiacimento, è questo da qualche tempo un pensiero insistente in me condiviso da molti altri cristiani).