domenica 30 novembre 2014

Di nuovo un nuovo Avvento


Arriva, ancora arriva!  Ritorna di nuovo l’avvento. Tempo d’attesa e di preparazione, con gli occhi a scrutare l’oltre in un cielo tempestato di stelle che sparpagliano flebili luci sul futuro.  
      Per molti scontato, periodo risaputo già visitato e ormai svuotato d’ogni  
    mistero.

Nel tempo presente carico di buio.
       Auspicio, speranza, desiderio di giustizia e pace: ogni cosa profuma d’aromi
     e spezie e la  memoria di mirra e incenso nell’oro diffuso ovunque a marcare
     figliolanza regale.

Tempo antico e rinnovato, datore di brame minuscole eppure così vaste, di aspirazioni profonde e intense, estese oltre i mari e spazi siderali e moltitudini da sempre di affamati e assetati di verità e bellezza.  
     Miserabili generazioni bramose di pane e acqua come di sguardi di tenerezza
    e mani amorevoli.

Col freddo che fa intirizzire il volto e gelare le mani, col fiato corto e gelido a marcare il tempo di quella nascita attesa al punto da sospendere ogni altro tempo.
Tempo precario, incerto, drammatico eppure aperto a luce gioia vita.
Arriva l’avvento, ancora una volta la fatica di credere e come scommessa per sperare e rinascere.  
In piedi, vigilanti affaticati e barcollanti in attesa a scorgere la stella dalla coda luminosa.
Seguire flebili luci e orme sbiadite e voci usurate e fiacche di chi s’incammina all’incontro.
Con chi ha visto credendo prima ancora di vedere ma solo lasciandosi oltrepassare da una parola senza tempo perennemente nuova.
E poi ancora chiarori e occhi sospesi vigili e curiosi, menti inquiete.
E sogni; e ancora aspirazioni e attese e preghiere urlanti e flebili bisbigli e sospiri.
Col cuore travagliato e stremato.
Lacrime.
Di nuovo un nuovo avvento, così remoto così presente.
E poi domani e poi ancora sino a quando il primo vagito dell’uomo nuovo rischiara di senso ogni cosa e tutto riscatta e tutto rigenera.

 

lunedì 10 novembre 2014

Un senso al vivere, tra abbandono e accoglienza



Ci sono momenti in cui si è richiamati a “ridirsi” il perché del vivere.

Domande e situazioni che, urgenti e prepotenti, t’interpellano fino a che non ridai risposte a quella domanda, antica e mai sopita, del perché vivere.

Quale il senso del vivere? Vivere ha/è un senso?

Compito impegnativo, avventura affascinante, scelta radicale.

Non son più giovane, nel viaggio del mio vivere ho abbandonato pesi rappresentati da certezze ritenute granitiche e sentenze inossidabili.

Mi riscopro ora sprovvisto di risposte meccanicamente certe e pappagallesche soluzioni infallibili.

Ho lo zaino più leggero con molte domande aperte. E allora mi riscopro ancora audace Siddharta, intrepido cercatore mai sazio dal cuore amato e amante.

A volte, certo, sono assalito da dubbi che scavano e danno sconforto; eppure ritengo che forse la missione da svolgere, almeno per me, in questa vita sia il vivere ricercandone sempre l’intima essenza, il significato profondo.

Fino a pensare che il valore della vita sia quel talento che aggrega tutto il nostro essere ed esistere, quella realtà che armonizza e dà peso ad ogni aspetto ed elemento, che interpreta e traduce l’oscurità in sfida positiva e incoraggiante.

E’ come la stella che ci guida nella traversata dell’esistenza, che ci consente di avere un orientamento, un “nord”, per accompagnare le nostre azioni e ci indirizza verso il futuro carico di attese, anche quando fallimenti e “sfighe” ci fanno deragliare.

La fede balbettante che accompagna i miei giorni mi fa dire che il centro unificatore che rende speranzoso il passo in quest’avventura sia l’incontro con Cristo, autentica novità che apre a incontri e sfide, bellezza che affascina e innamora.

Ciò mi concede di vivere questa vita dischiuso alla pienezza, dilatato ancora allo stupore, capace ancora di sorprendermi.

E così mi appare quest’esistenza, cammino da percorrere con partecipazione nell’attestazione di un qui ed ora che sempre si rinnova, che pretende scommesse e non esenta da rischi.

Fino a reclamare generosità e fiducia, abbandono e accoglienza.