mercoledì 17 aprile 2013

Intrecci di vita



Una delle piccole grandi gioie feriali di un papà è quella di andare a prendere il proprio figlio a scuola.

Mi capita raramente e mi accorgo di quante occasioni perse è fustellata la mia vita…

Nel tragitto verso la scuola mi sale un pò di emozione e poi c’è sempre un trepidare in quegli attimi di attesa.

Ci si guarda in giro, si salutano volti noti, affiorano richiami alla storia personale, alla memoria di quando mio padre mi aspettava fuori della scuola.

La storia si ripete ma non come fotocopia.

Nella mia scuola, alle elementari, quarant’anni e oltre di vita, non ho il minimo ricordo di scolari - compagni di classe numerosi poiché figli tutti del boom economico - dalle pelli di colore diverse dal bianco, dagli occhi a mandorla e da lingue straniere e lontane.

Gli “stranieri” erano altri italiani, gente del sud e veneti, alcuni friulani.

Oggi, in questo caldo e soleggiato pomeriggio di metà aprile, nell’attesa vedevo lo sciamare di piccoli studenti dai lineamenti diversi, neri e mulatti e tonalità di carnagioni olivastre; sentivo spezzoni di lingue di innumerevoli nazionalità nei capannelli di padri e madri e nonni ad aspettare.

In questo piccolo comune di 6000 abitanti oltre il 10% proviene da nazionalità estere (Albania, Russia, Marocco,  Romania, Camerun, Turchia,..) e il loro numero è destinato a crescere.

Ecco, escono i più piccoli e poi quelli della seconda elementare.

Esce mio figlio, mano nella mano ad una sua compagna di classe dalla pelle scura scura.

La vita è questa, mescolanze di colori e tradizioni, continui intrecci e tessiture di storie diverse…   





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