Ho percorso in auto un tratto della strada francigena per
arrivare al mio buen retiro. Un paio di
uomini, zaino in spalla e sacco a pelo mi hanno catturato lo sguardo,
riaccendendo il ricordo di vagabondaggi giovanili.
Gli ingredienti per mettersi in cammino sono vari: coraggio mescolato ad incoscienza, senso dell'avventura, inquietudine...
Così si procede
su strade poco battute, ci si attarda con lo sguardo a scrutare nuovi paesaggi. Si spera in un tempo clemente. Ci si ìnoltra per vie impervie, affidandosi a
segnaletiche dubbie. Si superano ostacoli, il cuore si dilata e si vive un tempo intriso di precarietà.
La sosta è in ripari di fortuna, o alla meglio in dormitori
attrezzati e poi, ritemprati, si affronta di nuovo il viaggio.
Sulla strada.
Non
si è semplici nomadi senza mete, senza qualcuno che attende. Sulla strada si è
spinti, chiamati sino a cogliere ad ogni passo la consapevolezza di esseri
inquieti.
Desiderosi d’oltre e d’a(A)ltro, dal cuore insaziabile,
dallo sguardo in perenne ricerca d’orizzonti nuovi da scrutare, indaffarati a
lenire nostalgie d’assoluto.
Da sempre, pellegrini e vagabondi hanno percorso sotto lo
stesso cielo strade aperte all’incontro con se stessi, con la trascendenza, con
altri erranti. Esseri inquieti hanno cercato; e come non considerare il cercare
una categoria dello spirito? L’uomo sazio, tronfio di se' ritiene di avere già
tutto…anche Dio.
Il viaggio come ricerca
è una nobile espressione di un cammino spirituale, di un percorso che parte da
una lucida e profonda insoddisfazione di se’ e apre alla possibilità di
un’esistenza più piena, più autentica, più sensata. Certo più rischiosa, più
incerta e insicura. Ricerca della verità, ricerca d'assoluto, ricerca di felicità,...
Si sta allentando quella tensione che porta la nostra
gioventù ad intraprendere viaggi alla scoperta di se’, pellegrinaggi su strade
della sorgente di vita, viaggi d’iniziazione umana (cristiana, spirituale).
C’è un indebolirsi della figura di Siddartha, le nostre fibre si sono arrese alla mediocrità di viaggi super organizzati, cellulari satellitari e iPhone,
infarciti di spiritualità usa e getta propinata da sacerdoti e teologi à la page e azzimati.
Quell’On the road di Kerouac rimane opera letteraria emblematica d’una
generazione ormai sepolta.
Eppure il
rinnovarsi del nostro tempo avviene ancora attraverso il cammino, fatto a
piedi, gravido d’avventure e incontri imprevisti, generante audacia e speranza,
ravvivante la fiducia nell’uomo.
On the road, a piedi, in autobus, in autostop;
permette d’osservare, ascoltare, scoprire, sostare, conoscere, contemplare.
Tra le pagine dei Vangeli scopriamo che Gesù vive
prevalentemente on the road, si fa compagno di strada, addirittura identificandosi con la strada
(“..io sono la via..” Gv.14, 1-6) e dopo
di lui e prima di lui donne e uomini inquieti e curiosi, dal cuore
insoddisfatto eppure pieno di domande, si sono incamminati sotto questo cielo
incontro al destino del viaggio indossando calzari e tuniche comode, bisacce
leggere.
Da Occidente ad Oriente il
cammino come ricerca, il pellegrinaggio, si esprime come l’attraversamento, nel
tempo e nello spazio, verso le mete intraviste come patria del cuore, come viaggio
verso il centro dell’esistenza, al proprio cuore, luogo dell’incontro per
eccellenza.
Come sanno i viandanti sotto questo cielo, come è scritto
nelle pagine dei Racconti di un
pellegrino russo in semplicità, in povertà, in sobrietà s’impara che la
vita (anche la vita cristiana) è dinamismo e slancio continuo, facendo posto
all’imprevisto, all’incognita, all’estraneo, al diverso.
Mettendo in conto l'abbandono di categorie recanti assolute certezze, dogmi inossidabili.
Mettendo in conto l'abbandono di categorie recanti assolute certezze, dogmi inossidabili.
E poi…s’impara a cantare: “Canta come cantano i viandanti,
senza però interrompere il cammino. Canta per consolarti nella fatica ma non
fermarti ai bordi della strada: canta e cammina…canta con la voce, canta con il
cuore, canta con la bocca, canta con la tua vita. Sii tu quel canto che vuoi
cantare: se la tua vita è nuova , tu sarai il canto di Dio” (Agostino, Serm.
256).
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