martedì 21 gennaio 2014

ammetto

Ammetto il perdurare del disagio giovanile. Ancora l’ostilità perseverante nei confronti di giovani. Chi come me che giovane non è più ha faticato per affermarsi, urlando e scontrandosi con la generazione dei padri.  Era una lotta per non soccombere, per emergere. Per conquistare spazi di vita e poter dire “decido io”.

Ammetto che siano cambiati i tempi, sono mutate le coordinate sociali.

Ammetto che oggi i giovani vivono in una realtà decrepita, malata sin nelle profondità, di una malattia che a volte ritengo sia così virulenta da non lasciare spazio al futuro.

Per oltre ventanni sono stato a contatto con la “generazione di sconvolti senza più né miti né eroi”, smorzati e annichiliti, divorati dalla droga e dalla follia, dall’AIDS e dall’esistenza piagata dalla ferocia della solitudine mortale.

I pendolari del buco e del metadone oggi oscillano con altre scimmie. E vagano armati di cellulari e smartphone, twittando e chattando su facebook, ridotti a isole e chiusi nei loro isolamenti.
La strage di anime e corpi è meno evidente, più subdola.  Cresciuti fin da bambini con una volgare e dilatata pubblicità di un nichilismo vomitato ad oltranza dai mass media, rimpinzati con “piste” quotidiane di discorsi vacui conditi da immagini violente e volgari sdoganate ovunque. Ammansiti con inviti espliciti ad abitare l’inumanità e il terrore, sino al rovesciamento e alla trasmutazione dei valori di bello, buono e vero.  Chiamati a risiedere in città orribili e svuotate d’umanità e trascorrere un tempo mercificato e carico di noia mortale in quei non luoghi di nauseanti centri commerciali.

Ammetto che la paralisi letale del sistema sociale ed economico dentro il quale ci troviamo è conseguenza e causa della narcosi dentro cui abbiamo costretto i giovani.

Ammetto la mancanza di testimoni e maestri, di coscienze critiche capaci di suscitare passioni, ribellioni, lotte. Capaci di risvegliare speranze, mettere in moto sogni. Far baluginare davanti agli occhi segni di vita autentica. Di rivoluzioni contro ogni ingiustizia. Di far nascere l’indignazione davanti all’urlo muto di chi soffre ogni giorno per vivere.

Ammetto il fallimento, la diserzione e la pusillanimità del mondo adulto.

Ammetto che la lotta è impari, le subdole persuasioni e la narcosi disseminate sono devastanti.

Ammetto l’impossibilità del nostro sistema a rendere vive le giovani generazioni, a rianimarle rendendole entusiaste nel compito di crescere e assumersi le responsabilità davanti se’ stesse per muovere la storia rendendola abitabile, umanamente abitabile.

Ammetto che non sarà possibile accordare per lungo tempo ancora, come i monarchi assoluti facevano, concessioni, elemosine.

Ammetto che ho imparato, anche sulla mia pelle, che è nei momenti più oscuri, quando sembra che tutto ti cade addosso, quelli in cui ci si decide a compiere scelte forti e coraggiose di cambiamento che altrimenti mai saremmo stati in grado di compiere.

Ammetto che un cambiamento non potrà essere incruento. Chi possiede, da sempre, cercherà di non concedere nulla a chi non ha.

Ammetto anche che ci si deve attrezzare, la lotta sarà lunga e dura e allora occorre avere un equipaggiamento di tutto rispetto.

Ammetto che l’essenziale dell’equipaggiamento è dato da due movimenti: la vita contemplativa, quella dell’ascolto e dell’interiorità e quella di una cultura rinnovata, di un rinnovato e coraggioso pensiero capace di denuncia e di critica, di profezia e annuncio. Di una fierezza dello spirito, Di un procedere fiero. Di un pensiero e uno sguardo sul vivere sprezzante la mediocrità, la grettezza.

Ammetto che l’insignificanza dell’azione politica è resa più marcata per l’assenza di una vita interiore ricca e per il  vuoto culturale rappresentato da una classe politica improntata e diretta  solo all’auto mantenimento e alla preservazione del potere.

Ai miei giovani, malati e curvati nell’animo chiedevo loro uno scatto d’orgoglio: “cos’hai da perdere”.
Ancora credo valga la pena far risuonare nel cuore nostro e dei nostri giovani questa domanda.

Ammetto che è solo l’impegno interiore, quel costante caparbio lavoro quotidiano capace di donarci la forza della visione, fino a condurci alla liberazione dalle  suggestioni e sortilegi bloccanti  ad un sovrastante Vuoto, spacciato divinità e reso indiscusso potere assoluto.







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