Ammetto il perdurare del disagio giovanile. Ancora
l’ostilità perseverante nei confronti di giovani. Chi come me che giovane non è
più ha faticato per affermarsi, urlando e scontrandosi con la generazione dei
padri. Era una lotta per non soccombere,
per emergere. Per conquistare spazi di vita e poter dire “decido io”.
Ammetto che siano cambiati i tempi, sono mutate le
coordinate sociali.
Ammetto che oggi i giovani vivono in una realtà decrepita,
malata sin nelle profondità, di una malattia che a volte ritengo sia così
virulenta da non lasciare spazio al futuro.
Per oltre ventanni sono stato a contatto con la “generazione
di sconvolti senza più né miti né eroi”, smorzati e annichiliti, divorati dalla
droga e dalla follia, dall’AIDS e dall’esistenza piagata dalla ferocia della
solitudine mortale.
I pendolari del buco e del metadone oggi oscillano con altre
scimmie. E vagano armati di cellulari e smartphone,
twittando e chattando su facebook, ridotti a isole e chiusi nei loro
isolamenti.
La strage di anime e corpi è meno evidente, più
subdola. Cresciuti fin da bambini con
una volgare e dilatata pubblicità di un nichilismo vomitato ad oltranza dai
mass media, rimpinzati con “piste” quotidiane di discorsi vacui conditi da
immagini violente e volgari sdoganate ovunque. Ammansiti con inviti espliciti
ad abitare l’inumanità e il terrore, sino al rovesciamento e alla trasmutazione
dei valori di bello, buono e vero. Chiamati a risiedere in città orribili e
svuotate d’umanità e trascorrere un tempo mercificato e carico di noia mortale
in quei non luoghi di nauseanti centri commerciali.
Ammetto che la paralisi letale del sistema sociale ed
economico dentro il quale ci troviamo è conseguenza e causa della narcosi
dentro cui abbiamo costretto i giovani.
Ammetto la mancanza di testimoni e maestri, di coscienze
critiche capaci di suscitare passioni, ribellioni, lotte. Capaci di risvegliare
speranze, mettere in moto sogni. Far baluginare davanti agli occhi segni di
vita autentica. Di rivoluzioni contro ogni ingiustizia. Di far nascere
l’indignazione davanti all’urlo muto di chi soffre ogni giorno per vivere.
Ammetto il fallimento, la diserzione e la pusillanimità del
mondo adulto.
Ammetto che la lotta è impari, le subdole persuasioni e la
narcosi disseminate sono devastanti.
Ammetto l’impossibilità del nostro sistema a rendere vive le
giovani generazioni, a rianimarle rendendole entusiaste nel compito di crescere
e assumersi le responsabilità davanti se’ stesse per muovere la storia
rendendola abitabile, umanamente abitabile.
Ammetto che non sarà possibile accordare per lungo tempo
ancora, come i monarchi assoluti facevano, concessioni, elemosine.
Ammetto che ho imparato, anche sulla mia pelle, che è nei
momenti più oscuri, quando sembra che tutto ti cade addosso, quelli in cui ci
si decide a compiere scelte forti e coraggiose di cambiamento che altrimenti
mai saremmo stati in grado di compiere.
Ammetto che un cambiamento non potrà essere incruento. Chi
possiede, da sempre, cercherà di non concedere nulla a chi non ha.
Ammetto anche che ci si deve attrezzare, la lotta sarà lunga
e dura e allora occorre avere un equipaggiamento di tutto rispetto.
Ammetto che l’essenziale dell’equipaggiamento è dato da due
movimenti: la vita contemplativa, quella dell’ascolto e dell’interiorità e quella
di una cultura rinnovata, di un rinnovato e coraggioso pensiero capace di
denuncia e di critica, di profezia e annuncio. Di una fierezza dello spirito,
Di un procedere fiero. Di un pensiero e uno sguardo sul vivere sprezzante la
mediocrità, la grettezza.
Ammetto che l’insignificanza dell’azione politica è resa più
marcata per l’assenza di una vita interiore ricca e per il vuoto culturale rappresentato da una classe
politica improntata e diretta solo all’auto
mantenimento e alla preservazione del potere.
Ai miei giovani, malati e curvati nell’animo chiedevo loro
uno scatto d’orgoglio: “cos’hai da perdere”.
Ancora credo valga la pena far risuonare nel cuore nostro e
dei nostri giovani questa domanda.
Ammetto che è solo l’impegno interiore, quel costante caparbio
lavoro quotidiano capace di donarci la forza della visione, fino a condurci
alla liberazione dalle suggestioni e
sortilegi bloccanti ad un sovrastante
Vuoto, spacciato divinità e reso indiscusso potere assoluto.
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