giovedì 21 luglio 2011

Tempo della Chiesa e tempo dell'uomo

Già da parecchi anni il tempo della chiesa mi sembra un tempo che non corrisponde al tempo dell'uomo; pare abbiano scelto strade diverse. Tanto autoreferenziale (rassegnatamente autoreferenziale) la Chiesa quanto ramingo e solo (a volte tragicamente spavaldo) l'uomo. Il malessere che si respira nella cristianità è uno dei segnali, da tempo, trascurati dalla Chiesa.   Vale la pena, anche con voce fioca perchè la posta è alta, non demordere, cercare compagni di viaggio e chiedere sempre "se non ora quando?".Il 17 luglio sulle colonne di Vita Trentina mi ha fatto piacere leggere un bell'articolo di don Vittorio Cristelli (già direttore del settimanale diocesano e "licenziato" nel giugno del 1989 dal vescovo per aver pubblicato un documento di 63 teologi italiani in sostegno ai loro colleghi di area germanofona) con il titolo:
                                                         
                                                           "Se non ora quando?"

Il motto inventato dalle donne per le loro rivendicazioni di dignità e uguaglianza da sventolare nelle
piazze e intestare i loro interventi in internet ha colto nel segno e fatto, come si suol dire, fortuna. Ora
lo usano anche i politologi per individuare vie di uscita dalla crisi in cui siamo impaniati, e pure i
sociologi per leggere le tendenze in atto nella società civile e nella Chiesa. Già, se non ora quando
assumere decisioni, fare le riforme, cambiare la legge elettorale, preparare concretamente alternative,
ascoltare le voci della base e dare loro risposte strutturali?
Ci sono stati in primavera due appuntamenti che hanno rivelato un mondo. Le elezioni amministrative
hanno scombussolato le previsioni dei partiti e non solo di quelli che hanno subito sconfitte solenni, ma anche di quelli che le hanno vinte.
E ci sono stati soprattutto i referendum. Quanto non si è fatto per farli fallire! Si è pure detto che erano inutili. E invece non solo è stato superato il quorum abbondantemente ma la vittoria dei "sì" ha superato il 95%. Maggioranza bulgara è stata definita, ma si è trattato invece di una rivendicazione popolare non condizionata da dictat dei partiti. Ma soprattutto è tornato in circolazione il concetto di bene comune; si è rivendicato il rispetto della vita a fronte di interessi economici; e si è riaffermata l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla Legge. Chi ha ancora la sfrontatezza di parlare di inutilità?   Il problema autenticamente politico ora è come tradurre in leggi questi valori e soprattutto come  strutturare questi movimenti, perché le loro richieste siano efficaci.
La maggioranza si è sfaldata. È vero, resiste ancora il governo perché legittimato dalle elezioni
precedenti, ma va avanti a colpi di fiducia ottenuti con ordini di scuderia e con acquisti remunerati. E
non parlo nemmeno dei tanti parlamentari e membri del governo che figurano già sui casellari
giudiziari, fenomeno che in altri paesi democratici avrebbe già portato alle dimissioni. È un momento
per costruire alternative basate sui valori della Costituzione. Non per nulla ad ogni proposta legislativa,  ultima, clamorosa quella della manovra finanziaria, deve intervenire il Capo dello Stato, garante della  Costituzione. Appunto: se non ora quando?
Se non ora quando anche il risveglio dei cattolici? Ma non attorno ad interessi di parte e nemmeno
per far rinascere dalla ceneri la tramontata Democrazia Cristiana, come pare sia avvenuto la settimana scorsa a Roma presso la chiesa del Sacro Cuore, auspice il cardinal Bertone, segretario dello Stato Vaticano.   I politici cattolici, come ho illustrato in un recente intervento su queste colonne, sono ormai in diaspora. La loro unità è nella fede e augurabilmente nei valori nei quali credono, pur avendo opzioni politiche diverse.
I valori emersi nei referendum e sui quali sono sorti movimenti di base, spesso a prescindere o addirittura contro i partiti, sono quelli della Costituzione, Magna Charta stilata grazie all'accordo e al dialogo tra cultura liberale, cultura marxista e personalismo cristiano. Anzi, fu proprio il personalismo cristiano a fungere da catalizzatore. Superando da una parte l'individualismo liberale e, dall'altra, il collettivismo marxista, si approdò ad una Costituzione che valorizza i singoli ma anche le formazioni sociali a partire dalla famiglia per passare ai sindacati fino ai partiti.
C'è un'analogia interna alla stessa Chiesa. Anche in essa, infatti, sta montando il disagio.
L'accoglienza di quelle voci che rifiutano di essere considerate contestatrici è già ravvisata anche qui — guarda caso — nelle Costituzioni del Concilio Vaticano II.
Perché allora non ci poniamo tutti la domanda: "Se non ora quando?".
 
 
                                                                Non rubatemi

Per favore, non rubatemi
la mia serenità.
E la gioia che nessun tempio
ti contiene, o nessuna chiesa
t'incatena:
Cristo sparpagliato
per tutta la terra,
Dio vestito di umanità:
Cristo sei nell'ultimo di tutti
come nel più vero tabernacolo:
Cristo dei pubblicani,
delle osterie dei postriboli,
il tuo nome è colui
che-fiorisce-sotto-il-sole.
                                                             (p. David Maria Turoldo)

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