Una domenica di tanti anni fa, il 4 febbraio 1990, si spegneva la vita di un uomo che, generosamente, mi ha offerto la sua guida, la sua fiducia e amicizia.
Era
un uomo buono, un uomo giusto.
Il
suo nome era Giuseppe (Saverio) Nardin, padre dell’Ordine di san Benedetto.
Nominato abate dell’Abbazia di san Paolo a Roma, dal 1980 al 1987, successore di D.Turbessi e di
D.Franzoni.
La
fase di “restaurazione” e “normalizzazione” all’interno della Chiesa miete parecchie dimissioni anche nel 1987 e
tra queste quella di p. Nardin (ufficialmente per motivi di salute) che lascia
la guida di San Paolo fuori le mura.
Padre
Giuseppe era una persona coraggiosa, tenace e gentile, disponibile al dialogo,
capace di costruire ponti attraverso i quali avviare iniziative spesso
anticipatrici e profetiche. Attento ai segni del tempi, già dalla fine degli
anni sessanta si occupa di consultori familiari di ispirazione cristiana, dei
problemi delle coppie, del disagio familiare. S’adopera per l’apertura dei
primi consultori pubblici ravvisando la necessità e l’urgenza di una attenta e
preparata assistenza sociale (insostituibile). Lavora con la Caritas nazionale di
Giovanni Nervo e con quella romana di Luigi Di Liegro. Fonda l’Institutio Familiaris scuola di
formazione per operatori familiari, con il pastore valdese Renzo Bertalot
rende la Basilica
di San Paolo - già sede degli Incontri Ecumenici Paolini - un luogo per
incontri di preghiera e dialogo ecumenici e un centro di diffusione delle
traduzioni interconfessionali della Bibbia in lingua corrente, dà vita a Centri
per l’Assistenza ai Drogati. Avvia la
costituzione della Fraternità Monastica Missionaria, da san Paolo trasferita a
Maccarese (Fiumicino) quale comunità di persone, uomini e donne, laici e
consacrati, interi nuclei familiari, il cui punto di riferimento rimaneva la
vitalità della prima chiesa di Gerusalemme. Ho iniziato a conoscerlo in
quell’anno dove, inquieto e assetato d'assoluto, di tanto in tanto trovavo ristoro presso la fraternità.
Da
una sua lettera: “Mio caro Daniele siamo tutti davvero come quell’uomo che vuole la vita e desidera
giorni felici? (salmo 33) siamo
capaci di porci autenticamente la domanda sulla felicità?....ecco caro Daniele
qual è il dono della fede, quale io ho inteso fosse il ruolo della vita
religiosa oggi: formare, crescere persone felici e soddisfatte della propria
esistenza…fino a donarla...”
In
un angolo del mio cuore ho dedicato uno spazio a padre Giuseppe a cui va la mia
gratitudine e affetto.
IO ho avuto la grande fortuna di conoscere ed apprezzare L'ABate Nardin a San Paolo. HO tanti bei ricordi. UOmo e abate e monaco vero.
RispondiEliminaNe sono felice caro amico
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