domenica 3 febbraio 2013

C'E' UN UOMO CHE VUOLE LA VITA E DESIDERA GIORNI FELICI?



Una domenica di tanti anni fa, il 4 febbraio 1990, si spegneva la vita di un uomo che, generosamente, mi ha offerto la sua guida, la sua fiducia e amicizia.
Era un uomo buono, un uomo giusto.
Il suo nome era Giuseppe (Saverio) Nardin, padre dell’Ordine di san Benedetto. Nominato abate dell’Abbazia di san Paolo a Roma, dal 1980 al 1987, successore di D.Turbessi e di D.Franzoni.
La fase di “restaurazione” e “normalizzazione” all’interno della Chiesa  miete parecchie dimissioni anche nel 1987 e tra queste quella di p. Nardin (ufficialmente per motivi di salute) che lascia la guida di San Paolo fuori le mura.
Padre Giuseppe era una persona coraggiosa, tenace e gentile, disponibile al dialogo, capace di costruire ponti attraverso i quali avviare iniziative spesso anticipatrici e profetiche. Attento ai segni del tempi, già dalla fine degli anni sessanta si occupa di consultori familiari di ispirazione cristiana, dei problemi delle coppie, del disagio familiare. S’adopera per l’apertura dei primi consultori pubblici ravvisando la necessità e l’urgenza di una attenta e preparata assistenza sociale (insostituibile). Lavora con la Caritas nazionale di Giovanni Nervo e con quella romana di Luigi Di Liegro. Fonda l’Institutio Familiaris scuola di formazione per operatori familiari, con il pastore valdese Renzo Bertalot rende la Basilica di San Paolo - già sede degli Incontri Ecumenici Paolini - un luogo per incontri di preghiera e dialogo ecumenici e un centro di diffusione delle traduzioni interconfessionali della Bibbia in lingua corrente, dà vita a Centri per l’Assistenza ai Drogati.  Avvia la costituzione della Fraternità Monastica Missionaria, da san Paolo trasferita a Maccarese (Fiumicino) quale comunità di persone, uomini e donne, laici e consacrati, interi nuclei familiari, il cui punto di riferimento rimaneva la vitalità della prima chiesa di Gerusalemme. Ho iniziato a conoscerlo in quell’anno dove, inquieto e assetato d'assoluto, di tanto in tanto trovavo ristoro presso la fraternità.
Da una sua lettera: “Mio caro Daniele siamo tutti davvero come quell’uomo che vuole la vita e desidera giorni felici?  (salmo 33) siamo capaci di porci autenticamente la domanda sulla felicità?....ecco caro Daniele qual è il dono della fede, quale io ho inteso fosse il ruolo della vita religiosa oggi: formare, crescere persone felici e soddisfatte della propria esistenza…fino a donarla...”
In un angolo del mio cuore ho dedicato uno spazio a padre Giuseppe a cui va la mia gratitudine e affetto.

2 commenti:

  1. IO ho avuto la grande fortuna di conoscere ed apprezzare L'ABate Nardin a San Paolo. HO tanti bei ricordi. UOmo e abate e monaco vero.

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