giovedì 8 settembre 2011

Nelle mani di un Altro

Una struttura ultra moderna; l'inaugurazione solo alcuni mesi fa.  Tutto perfetto: un ospedale a pochi chilometri da Milano, super e mega.
Un day hospital programmato da un mese per un'asportazione di un rinofima.
Ho tolto i miei vestiti e ho indossato una camicia lunga e larga coi lacci posteriori, un braccialettino di plastica col nome, cognome data di nascita e un codice a barre.
Ho tolto catenina e fede nuziale. Poi mi sono coricato in un letto intonso e lindo e lì sono rimasto in attesa.
All'ospedale si attende ogni cosa. Il colloquio anamnestico col medico, la flebo, la misurazione della pressione, la visita preoperatoria, una blanda preanestesia, la sedia a rotelle che ti porta all'ingresso della sala operatoria.  Il mio tempo l'ho messo nelle mani di altri.
Di tanto in tanto accarezzo l'idea del mettere nelle mani di un altro (Altro) il mio (?) tempo.
Osservo mio figlio;  lui forse non si affida in tutto e per tutto?Non si consegna al papà e alla mamma (forse non potendo fare altro che) fidandosi?
L’invito allora è quello di renderci conto che la nostra vita si basa sempre su un atto di fiducia.  L'appello è di rendere consapevole e "terapeutico" l'elemento fiducia nel nostro vivere. Forse dobbiamo conquistarcela, elemosinarla e concederla!
Fidiamoci di più di noi stessi, dei nostri sogni; fidiamoci di più del bimbo che piange e dell’adolescente che ride, dell’istinto spesso arrugginito e delle persone che amiamo. Fidiamoci di più della naturalezza della vita, del tempo che passa e lascia segni e rughe! Fidiamoci di più di Dio in qualunque modo lo intendiamo.
Penso che alla fine ne avremmo un guadagno.
E se qualcuno o qualcosa non si dimostra degno di fiducia? Allora bé ci dispiacerà molto, ma se abbiamo fatto tutto quello che stava in noi fare manterremo comunque quello sguardo benevolo e accogliente.

La fine del mondo è quando si cessa di aver fiducia” (Madeleine Ouellette Michalska)

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