giovedì 1 settembre 2011

Sono nato troppo in alto...

Settembre 2010:
(Frattini) I rapporti che l’Italia ha con Gheddafi non li ha nessun altro Paese … puntando il dito contro la Libia non si ottiene nulla. Noi non lo abbiamo mai fatto, e anche per questo possiamo raggiungere risultati. Gheddafi ci apre le porte di tutta l’Africa.
Gennaio 2011:
(Frattini)Credo si debbano sostenere con forza i governi di quei Paesi, dal Marocco all’Egitto, nei quali ci sono regimi laici tenendo alla larga il fondamentalismo … Faccio l’esempio di Gheddafi, un modello per il mondo arabo ... Ha realizzato una riforma dei “Congressi provinciali del popolo”: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader … Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi.
Febbraio 2011:
(sempre lui…) Non dobbiamo dare l’impressione sbagliata di volere interferire, di volere esportare la nostra democrazia ... Vi immaginate un emirato islamico ai confini con l’Europa? Questa sarebbe veramente una seria minaccia … Se tollerassimo che l’economia crollasse in questi paesi saremmo noi i primi a pagarne le conseguenze …
1 Settembre 2011 - ''Il conflitto in Libia ha portato ad un unico vincitore, il suo popolo, il cui coraggio ha permesso al Paese di liberarsi di una delle piu' sanguinarie tirannie del mondo''. Cosi' il ministro degli Esteri Franco Frattini in un editoriale pubblicato sul Wall street journal nel giorno della Conferenza internazionale di Parigi. 
Il titolare della Farnesina ha ricordato come ''l'Italia e' stata uno dei Paesi maggiormente impegnati nella missione libica sia dal punto di vista militare, diplomatico che da quello umanitario''. 
''La visione del governo italiano sull'amministrazione post-Gheddafi si basa su tre principi fondamentali: ownership, coesione internazionale e impegno a lungo termine e in primo luogo bisogna rispettare l'ownership libica'', ha aggiunto sottolineando come la comunita' internazionale dovrebbe evitare un atteggiamento paternalistico verso la Libia.  (ASCA)



Capisco, senza arrivare a condividerle, le ragioni di stato. Ossia ciò che in nome dello stato i governanti dicono e fanno.
Arrivo a capire che, per ragioni di stato, si fanno affermazioni per poi quasi immediatamente respingerle, nasconderle e anzi asserendo il contrario. 
Sappiamo tutto ciò dalla storia, anche recente.
Quante volte è stata commessa un'azione contraria a certi interessi o ideali dello Stato, dei suoi alleati e/o dei cittadini per evitare conseguenze peggiori a questi ultimi?  Quante volte sono stati secretati delitti, coperte stragi…?  Quante volte in nome di questo principio sono stati seppelliti la verità, la morale, l’etica, la fede, i valori più alti e nobili?
Già la ragion di stato, l’interesse nazionale.
Mi chiedo, però quante parole abbia un uomo, qual è il valore delle sue dichiarazioni, quale autenticità. Pecco d’ingenuità, sarò un anima candida ma mi convinco che non vi possano essere giustificazioni nobili, come la ragion di stato, a piegare la ragione di un uomo.
Non mi rassicura avere chi, ministro che sia, pur applicando il principio della ragion di stato, ponga tra parentesi la propria ragione senza un preventivo esercizio di dubbio.  Non mi aspetto, giusto per essere chiari, un novello Henry David Thoreau che dica “Sono nato troppo in alto per essere oggetto di possesso, per essere secondo in comando, o un servo utile e uno strumento, per qualsiasi stato sovrano che esista al mondo”e da qui muovere i passi verso l’uscita di scena.
Solo una scusa al “popolo sovrano” per avere parlato con lingua biforcuta.
Solo un sussulto di coscienza.
Un guizzo di coraggio, di onestà intellettuale, di coerenza. O no?

(ringrazio il blog NLQB preziosa memoria storica  da cui trarre informazioni)

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